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Ormai è da mesi che la rabbia mi consuma, ogni giorno di più. Rabbia, depressione, rassegnazione, pianto interiore, angoscia, ansia. Non ce la faccio più a vivere così. So qual è la mia cura (Amoris vulnus sanat idem qui facit) ma so anche che non posso averla, in quanto appartiene a un’altra persona. Io sto morendo e lei rappresenta la mia chemioterapia. La depressione e la rabbia che provo sono delle metastasi che si fanno strada nel mio animo ogni giorno che passa. Non mi hanno ancora ucciso, ma una parte di me vorrebbe che lo avessero già fatto. Lei è l’unica medicina che non posso avere. Spero almeno di averne una piccola dose un giorno (consistente in un contatto verbale, anche una breve chiacchierata volendo) per poter mitigare l’orrore che ho dentro di me. Una piccola dose di certo non mi guarirà, ma potrà farmi stare un tantino meglio forse. È quanto di più realistico io possa sperare (in realtà anche le probabilità che anche solo ci parli sono bassissime nonché prossime allo zero, ma non basse quanto un velleitario ritorno di fiamma tra me e lei). Solo chi ama davvero potrà capire il mio stato d’animo attuale.
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