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Quando ci alleniamo in palestra con i pesi dobbiamo stare attenti a non fare massa più in una parte del nostro corpo che in un altro.
Ci si allena per raggiungere un peso forma, ed insieme a questo un etica per lo sport.
Non conta solo giocare bene a pallone ma il rispetto per la squadra avversaria, questo è il fine dello sport:"Mente sana in corpo sano"!
Tale etica la vogliamo un pò ovunque, per esempio San Tommaso scrive:"Come dunque si dice che il medico causa la guarigione del malato benché sia la natura ad operare, così anche si dice che un uomo può causare la scienza in un altro, benché sia la ragione naturale del discepolo ad operare,
e questo è l’insegnare per cui si dice che un uomo insegna ad un altro ed è suo maestro".
Infatti noi guariamo o per opera della sola natura, o mediante la natura con l’aiuto della medicina.
Noi sappiamo le cose con la nostra ragione naturale, quando questa giunge da sola alla conoscenza di ciò che ignora e questo
modo di conoscere si chiama invenzione.
Ma a volte la nostra ragione naturale
viene aiutata da qualcun'altro a conoscere, quest'altro modo di conoscere si chiama apprendere per via di insegnamento.
Come c'è scritto nell'VIII della Fisica di Aristotele:"Si conosce passando dalla potenza all'atto, degli effetti prodotti da un principio esterno, alcuni dipendono solo dal principio esterno…; altri dipendono ora da un principio esterno, ora da
uno interno: così come la salute è causata in un malato ora da un principio
esteriore, cioè dall’arte medica, altre volte invece da un principio interno,
come quando uno è guarito per la capacità stessa della natura"
Infatti la nostra arte imita la natura, come infatti la natura risana l’infermo espellendo la materia che è causa della malattia, così anche agisce l’arte medica, perchè il principio esterno che è l’arte, non opera come agente principale, ma come quello che coadiuva la natura e l'arte medica.
La scienza è causata dal maestro nell'alunno non come il calore del legno per opera del fuoco come aveva affermato Averroè, ma come la salute nell’infermo dal medico che somministra alcuni aiuti dei quali la natura si serve per causare la salute.
Nessuno di noi può crescere così bene nella scienza come quando partecipa agli altri ciò che egli stesso sa; inoltre è un dovere che l’uomo dia risposta all’altro su ciò che sa.
Il desiderio di un fine che ci poniamo non ha né modo né misura, ma il desiderio di ciò che è ordinato al fine è regolato e misurato dal fine stesso.
Il fine inteso dal medico è la salute e le cose che sono in vista di questo fine
appartengono alla medicina.
Lui infatti non dice:questo malato voglio curarlo in maniera imperfetta, ma voglio curarlo quanto meglio posso.
Perciò rispetto al fine non pone limiti. Invece se dicesse il mio fine è dargli la medicina più forte che posso, direbbe male, perché questa è in vista del fine, cioè della salute, quindi deve farne uso secondo la dovuta misura.
La nostra anima essendo una parte della natura umana non possiede la perfezione
della sua natura se non in unione con il corpo.
Considerare la natura dell’uomo appartiene al teologo per quanto concerne
l’anima, ma non per quanto riguarda il corpo, tranne la sua relazione con l’anima.
Pertanto nella delimitazione di competenze il corpo appartiene al medico.
Dal medioevo è stato postulato uno stretto
legame tra etica e teologia, tema molto presente nell’attuale dibattito
su vari problemi di bioetica
San Tommaso, infatti, ammonisce che il
medico è solo un “ministro della natura” e come tale è al suo servizio
e quindi è tenuto a rispettarla senza alterarne le leggi che la regolano.
San Filippo Neri leggeva spesso San Tommaso è disse che la guarigione deve essere perseguita perché solo l’individuo
in buona salute è in grado di compiere le doverose opere di bene nei riguardi di se stesso e dei propri simili.
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