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La solitudine era come una pietra, era come certe stelle morte, immense e senza luce nella loro spietata densità fatta di atomi compressi. Il vuoto mi si appiccicava addosso, ero risucchiato dalle esangui fauci del nulla. Mi fermai, non rimaneva che una sola scelta sensata: non rimaneva che precipitare vertiginosamente, un corpo che cade, due mani protese, due occhi morti, una bocca urlante per fondersi col destino dell'umanità. Era diventato impossibile starsene solo, confrontandosi solo con se stesso, occhio nell'occhio, senza distanza, senza poter parlare, bestemmiare, pregare o gridare, perchè qualunque cosa facessi lo spazio l'inghiottiva in silenzio e il tempo vuoto lo dissolveva nel nulla...
Non ne posso più di sentirmi così, Durenmatt non può avere ragione. Nulla ha senso, tutto ciò che sei è un grido che si perde nell'inerzia del silenzio mentre gli altri si dimenticano di te. Non puoi svincolarti, dibatterti è inutile... la tua catena non si spezzerà mai. Ogni giorno l'inedia ti distruggerà e piano piano il vuoto scaverà dentro di te divorando tutta la tua umanità. Questa è la solitudine che vivo e nn ne posso più
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