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IN RICORDO DI EMA, IL PADRE DI MIA FIGLIA, IL MIO MIGLIORE AMICO, IL MIO AMANTE, MA SOPRATUTTO L'UOMO CHE MI HA CAMBIATO AL VITA:
Ciao a tutti,
Io mi chiamo Mia, ho 28 anni e vivo a Roma.
Se andiamo indietro di dodici anni mi trovate in un freddo appartamento di Torino dove vivevo con mia madre.
Sul mio stesso pianerottolo viveva un ragazzo alto dagli occhi di ghiaccio, come lo chiamavo sempre io.
Quel ragazzo mi piaceva un sacco, mi piaceva da quando andavo alle elementari, ma non ho mai avuto il coraggio di parlagli.
Era timidissimo, non parlava mai con nessuno, non sapevo quanti anni avesse ne come si chiamasse.
Viveva insieme a sua madre, malata gravamente.
Un giorno d'estate mentre salivo le scale sentii dei singhiozzi provenire dal piano di sopra, allora faccio gli ultimi gradini di corsa e vedo quel bellissimo ragazzo seduto davanti alla porta di casa mia con la testa fra le mani che piangeva disperatamente.
Io non sapendo come comportarmi rimango impietrita a guardarlo.
Non volevo disturbarlo perciò rimasi lì ad osservarlo fino a che si accorse di me.
Alzo lo sguardo e mi disse:"non pensavo che fosse così bello spiare la gente che soffre!"... io mortificata risposi:"io non volevo spiarti... è solo che... ecco sei davanti alla mia porta di casa e pensavo che chiamandoti ti avrei disturbato... scusa... ".
Lui così sorpreso si voltò verso la porta, mi guardò e si alzò.
"Hai ragione... scusami tanto... non volevo essere scortese"
Allora io mi diressi verso casa, aprii la porta e prima di richiuderla gli dissi:"non disperare... dopo la pioggia c'è sempre il sole".
Entrai veloce in casa senza aspettare una sua risposta e mi sdraiai agitata... quella era l'ultima frase che mi aveva detto mio padre prima di morire... non l'avevo detta mai a nessuno... e... mannaggia a me... non ho mai capito perchè la dissi a lui.
So solo che l'indomani mentre stavo uscendo lui mi chiamò.
Sapeva il mio nome, non so come faceva ma lo sapeva.
Io mi voltai e lui mi venne incontro.
Mi sorrise, era la prima volta che lo vedevo sorridere ed era più bello ancora, mi disse:"grazie, ieri mi hai dato un consiglio prezioso, se non fossi scappata così ti avrei invitato a bere qualcosa... "
Io non gli risposi, rimasi lì impoetrita a guardarlo dalla sorpresa...
Lui continuò:"Senti lo so che ti sembrò un perfetto idiota ma..."
Non lo feci nemmeno continuare, esplosi, tutto quello che mi ero tenuta dentro in tanti anni lo tirai fuori per fagli capire che non lo consideravo un perfetto idiota... anzi...
Per concludere:"... quindi non dirmi che sei un perfetto idiota... perchè non lo sei... non so nenache come ti chiami".
Lui prima mi guardò stupito poi si mise a ridere a crepapelle, ma ridere nel vero senso della parola... io sinceramente mi offesi un pò... ma proprio un pochino... mi ricredetti quando sentii di nuvo la sua voce calda e suadente dire:"Però, vedo che sei molto loquace, non ti avrei fatto così, comunque io mi chiamo Ema e ho 20 anni."
Dopo andammo a prenderci un caffè, e così tanti altri giorni dopo.
Durante i nostri discorsi non parlammo mai di noi due ma solo delle altre persone.
Un giorno, il giorno che cambiò tutto, sotto il portone di casa lui mi disse:" voglio dirti una cosa Mia, tu sei una persona fantastica, perchè mi hai fatto ridere come non ridevo da anni, come tu sai mia madre era gravemente ammalata ed è morta due settimane fa, proprio il giorno che ci siamo conosciuti... mi piaci... tanto... ma io... ecco si insomma... io sono gay..."
Rimasi impietrita a quella dichiarazione, tanti pensieri mi passarono nella mente in quegli attimi di silenzio, ma alla fine arrivai alla conlusione che era stato coraggioso se si era confessato e questo significava che ci teneva veramente a me... ma non potevo più vederlo... il colpo era troppo grosso.
Gli risposi:"ok, non fa niente, almeno non mi hai illuso, grazie, ricordati che ti voglio bene".
Mi voltai per andarmene ma lui mi fermò:" aspetta un attimo, un' ultima cosa, mi potresti far vedere i tuoi occhi?... da quando ti conosco porti sempre gli occhiali da sole... "
Dovete sapere che io quando avevo dodici anni ho perso mio padre, io lui lo amavo tantissimo, e perderlo fu un trauma per me.
Non ci somigliavamo per niente, ad eccezzione degli occhi, quelli si che ce li avevo uguali a lui.
Lui aveva gli occhi blu, avete presente il blu del mare, proprio così.
Ma oltre ad avere un colore stupendo erano luminosi, gli occhi più luminosi che io avessi mai visto, proprio come i miei.
Per questo motivo lui mi diceva sempre che io ero il suo sole, che lo illuminavo ogni volta che lo guardavo.
Quando morì a me restò questa fobia per il sole, non volevo più che qualcuno mi gurdasse gli occhi, dicevo che erano solo del mio papà, che nessun altro avrebbe potuto vederli.
Questa fobia con il tempo mi è passata ma la mania di mettere sempre gli occhiali da sole no, quella no.
Ritornando indietro, ricordo che rimasi stupita dalla richiesta che mi aveva fatto Ema.
Nessuno prima d'allora mi aveva chiesto di toglermi gli occhiali da sole, perchè tutti ne conoscevano le ragioni.
Non so cosa mi spine a farlo, so solo che per la rpima volta dopo quattro anni mi tolsi gli occhiali.
Lo gurdai fisso e lui rimase a bocca aperta.
Io non ressi più e scappai via.
Lui mi corse incotro ma non lo volli più vedere.
Dopo un anno lo rincontrai, senza rancori e rimpianti del passato andammo a letto insieme, e da quel incotro io rimasi incinta.
Gli dissi che aspettavo un bimbo e lui dapprima reagii male.
Io, soffrii molto, ma alla fine della gravidanza lui ritornò da me.
Naque una splendida bambina che oggi ha undici anni e che abbiamo chiamto Sun.
Dopo un anno lui mi disse che aveva deciso di partire per il Cile.
Io non feci altro che acconsentire alla tua scelta.
All'aereporto ci salutammoa fatica, l'amore che provavamo entrambi era troppo, sapevo che non saremmo mai potuti stare insieme.
Mi dicesti che saresti ritornato, ma io sapevo che non era vero, come sapevo che non eri gay.
Avevamo deciso di non dire a Sun che eri suo padre. ma che eri lo zio.
Allora lei allargando le manine, in quell'areporto disse le sue prime parole:" ciao tato Ema".
Le chiamate per il tuo aereo finirono ma tu non volevi lasciare la bambina.
Io piangendo ti dissi di andare, perchè se no l'aereo sarebbe partito senza di te.
Prima di andartene per sempre mi dissi:" addio Mia, ti amo e lo sai, basta che tu dici no e io non parto... ah non sono gay".
Avrei voluto digli lo so, avrei voluto digli rimani, avrei voluto digli ti amo... ma non lo feci.
Presi Sun e me andai, e quella fu l'ultima volta che lo vidi.
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