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Lì, allora, il tennis torna ad essere metafora esatta e divulgativa degli umani destini. Come, ad esempio, quando sulla testa di Becker piove una palla morta e innocua come una spugna insaponata, e lui mette insieme i suoi ottanta chili di potenza, le migliaia di ore spese a ripetere quello stesso gesto, la giovinezza buttata via a fate titc e titac contro un muro, i miliardi guadagnati a farlo davanti alla gente, le centinaia di partite perse e vinte, i mille istanti come quello già vissuti, sempre uguali, e tutto carica su quella racchetta che fa roteare dietro la schiena e poi alza sulla testa fino a impattare perfettamente la pallina da tennis, uno smash da bambini, che lui fa regola d'arte, colpendo la palla e spedendola, contro ogni logica, contro qualsiasi senso storico, contro le più elementari leggi del buon senso, in RETE. E' lì che capisci. E' in quella pallina che affoga nella rete come un mandarino nel calzino della befana che capisci. E ti appare chiarissimo, tutto in un istante, che non c'è salvezza, non c'è difesa contro l'errore, e sempre sarà così, che continuerai a dire la frase sbagliata nel momento sbagliato, a non fare l'unica cosa che sai dovresti fare, e a cadere nelle trappole che hai imparato a memoria, e ad aver paura sempre della stessa cosa, in eterno, e a non capire quello che mille volte ti sei spiegato, e a far del male anche se già sai che lo farai. Se sbaglia Becker quella palla idiota, perchè mai uno non dovrebbe sbagliare negli smash della vita? Puoi spendere anni a vivere, ore a leggere libri, milioni a farti allenare dallo psicanalista: ma alla fine la palla è in rete che finisce. L'errore annulla qualsiasi passato nell'istante in cui arriva a bruciarti qualsiasi futuro. L'errore azzera il tempo, qualsiasi tempo. Vedi cosa riesce a spiegarti il tennis, senza dar nell'occhio: che quando sbagli, nel preciso istante in cui lo fai, sei eterno.
Alessandro Baricco, Barnum
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