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Dedica a cui stai rispondendo

Diversi anni fa mi ritrovai nei mesi di giugno, luglio, agosto, in piena solitudine. avevo circa 18 anni. ricordo che all'epoca avevo parecchi altri problemi, ma diversi da quelli che ho adesso, ma una cosa in comune era ovviamente la sofferenza e il dolore che avevo dentro di me. anche se i miei amici non se ne sono mai accorti, ho sempre sofferto di un vuoto dentro di me. è una mancanza di affetto che nessuno, nemmeno la ragazza con cui ho una relazione in questo momento riesce a colmare. perchè questo dolore, me lo porterò dentro tutta la vita, e ci dovrò convivere sempre. è come un demone, che sa tutto di me. ma allo stesso tempo, mi aiuta ad andare avanti. tutte le volte che sono stato male, in cui mi sentivo solo come un cane, questa sofferenza, per quanto possa sembrare incredibile, mi ha salvato la vita un'infinità di volte. ma torniamo a quell'estate. quell'estate di fine anni '90, dal momento che ero stato abbandonato dai miei genitori, e inconsapevolmente anche dai miei amici, decisi di prendere il mio gatto, l'unico essere vivente con cui parlavo in quel periodo, e di dirigermi verso una delle case di nostra proprietà. è una casa di campagna con una lunga storia, cui sono molto legato anche per i ricordi d'infanzia. è un casolare abbandonato, in aperta campagna, costruito agli inizi del '700. in quei 15 giorni d'estate non sono riuscito a toccare un pezzo di pane e ho bevuto pochissima acqua. avevo cercato di suicidarmi circa 5 volte. ma non ce la feci, davvero non ce la facevo. era un qualcosa di psicologicamente mostruoso spegnere il cervello e cercare di impiccarsi. il mio cervello si rifiutava e non voleva che io lo facessi. anche la mia anima, il mio demone, non voleva. allora dopo il 5° tentativo, scoppiai ovviamente in un delirio di pianto in cui il mio gatto mi aiutò a riprendermi dalla mia follia...
dopo 15 giorni era il momento di chiedersi "che fare?"... mi ricordai in quel momento delle storie che mi raccontavano i miei nonni da bambino, sulle guerre che avevano assistito e sulle sofferenze che avevo patito. aprii un armadio che nemmeno mi ricordavo cosa contenesse... c'era un quadro contenente una serie di onoreficienze e medaglie di guerra... erano intestate a un nostro cugino, morto a soli 16 anni durante la prima guerra mondiale... notai che portava lo stesso nome di mio padre, e da lì si poteva capire perchè i miei nonni decisero di chiamare mio padre con quel nome... insieme al nostro cugino erano morti altri 5 fratelli, sempre in guerra, sempre al fronte, e tutti avevo un'età compresa tra i 18 e i 21 anni. ovviamente, nessuno dei 6 corpi dei fratelli venne mai ritrovato. la mia bisnonna ricevette a casa solo una lettera, da parte del ministero della guerra, che le notificava lo status di disperso in guerra ai suoi 6 figli. le rimaneva soltanto un figlio vivo, che, avendo solo 11 anni, non poteva partire per il servizio di leva. da questa storia, qualcosa dentro di me cambiò. ebbi la consapevolezza che questi morti mi vorranno sempre bene, perchè loro sono morti per me. sono morti affinchè io nascessi. io devo loro la mia esistenza. e da questo pensiero, le conseguenze sono innumerevoli. anche se io soffro, ciò non significa che devo farmi abbattere. perchè questi morti non mi abbandoneranno mai, saranno sempre con me, dentro di me. l'obiettivo della mia vita sarà cercare di costruire un futuro migliore... non per me... ma per tutti i figli, nipoti, e tutte le persone che devono ancora nascere. perchè se ci sono state persone che hanno sacrificato la vita per il futuro, io devo fare altrettanto per coloro che verranno dopo di me.