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da Federic
Salve ragazzi, ho letto alcune dediche sulla solitudine e ho pensato di scrivere anch'io una cosa.
Prima di tutto vorrei dirvi che ho smesso di scrivere su questo sito perchè, oltre ad aver bisogno io stesso di fare più chiarezza sulla mia vita, penso che un sito possa aiutare una persona solo fino a un certo punto, perchè la vita di una persona è costituita soprattutto dalla realtà e dalle cirocostanza quotidiane, e sono soprattutto l'amicizia e i consigli di persone che si conoscono a tu per tu a poter aiutare. Ho capito quindi che il mio aiuto, essendo virtuale, può aiutare solo fino a un certo punto, considerando comunque che il punto cruciale per cambiare la propria vita è sempre partire da se stessi, quindi anche una persona che si conosce a tu per tu può consigliare fino a un certo punto, poi sta a noi trovare il modo di mettere in pratica i consigli giusti che abbiamo ricevuto. Quindi la responsabilità principale è la nostra e le scelte della nostra vita sono in mano a noi, i consigli degli altri possono aiutarci a vedere la nostra vita in modo più chiaro e a prendere decisioni più consapevoli, cofrontandoci anche con il loro punto di vista, che può essere simile o molto diverso dal nostro, ma che non è mai perfettamente uguale al nostro, e quindi ci arricchisce sempre, ed è una cosa molto preziosa che tutti noi abbiamo bisogno di apprezzare di più. Questo non vuol dire che non ho pensato a voi, e sicuramente quando prego Dio considera le mie preghiere anche per voi.
Ora vorrei parlare di una questione che penso sia molto importante e che, se riesco a sviluppare bene e se sarà letta da voi, penso che potrà dare una piccola mano.
Ho notato spesso un confronto tra alcuni di voi che attribuiscono per la maggior parte o interamente la propria solitudine o quella degli altri alla società, e alcuni di voi che pensano che invece siamo noi a fare le scelte della nostra vita e quindi possiamo, pur vivendo in una società che nel suo complesso (mi riferisco a quella occidentale, più precisamente a quella italiana visto che è l'unica che conosco) non sembra molto profonda riguardo le questioni esistenziali dell'uomo, conoscere delle persone e fare con loro amicizia.
Credo che a volte si generi un malinteso, e questo lo dico anche per esperienza personale, visto che c'è stato un periodo della mia vita in cui pensavo che la mia solitudine dipendesse esclusivamente dagli altri ed ero molto chiuso, probabilmente senza rendermene molto conto, verso chiunque dicesse una cosa che contraddiceva questa mia convinzione. Il malinteso che secondo me spesso si crea è questo : le persone che si sentono sole non si sentono capite, almeno non pienamente, da chi gli dice che sono pienamente responsabili della loro vita, e che dunque se vogliono possono uscire dalla solitudine indipendentemente dall'andamento generale della società.
Questo secondo me avviene perchè, allo stesso tempo, è vero sia che noi siamo responsabili delle nostre scelte, e quindi della nostra vita, sia che la società ci influenza, nel senso che avere relazioni umane dipende non solo da noi, ma anche dalla disponibilità delle altre persone. Quindi c'è il rischio di cadere in uno di questi due estremi : credere che tutto dipenda da noi, o che tutto dipenda dagli altri. Io suggerirei invece un giusto equilibro, che secondo me in quasi ogni cosa della vita è la soluzione adatta, e cioè di considerare la solitudine (anche se non è possibile generalizzare in modo preciso, poichè ogni persona ha la sua vita, la sua storia, che come dice Max Pezzali neanche un grande film basterebbe a descrivere) come un prodotto di due fattori : il nostro atteggiamento verso gli altri, e l'atteggiamento degli altri verso di noi.
Vorrei fare un esempio, basato sulla mia esperienza personale : in passato non mi sono trovato bene alle scuole superiori, e nei cinque anni di superiori, a parte il primo, non ho avuto amicizie, nè in classe nè fuori.
Questo dipendeva sia dal fatto che ho un temperamento, fino a quando non conosco bene una persona, di solito timido, dal fatto che ero molto insicuro, soprattutto nelle cose pratiche (l'ora di educazione fisica per me era una vera tortura e non vedevo l'ora che finisse perchè avevo paura di fare figuracce, rincarate dai commenti di una professoressa rigida come un sergente nazista!) e riguardo l'aspetto fisico (non avevo mai avuto una ragazza e non si poteva certo dire che le ragazze facessero la fila per parlare con me!), sia dal fatto che in alcune occasioni alcune mie compagne di classe mi avevano preso in giro, o comunque mi ero trovato a disagio, e avevo reagito chiudendomi in me stesso. Ora, dire che la responsabilità per la mia chiusura fosse esclusivamente loro, sarebbe chiudere gli occhi sulle mie responsabilità e scaricarle interamente su di loro, e quindi non sarebbe realistico ; allo stesso tempo, dire che la responsabilità fosse esclusivamente mia è altrettanto sbagliato, perchè è chiaro che, con un atteggiamento diverso da parte delle mie compagne, sarei stato più aperto verso di loro. Quindi, se dovessimo andare alla base del problema, io direi che dipende da questo mix di fattori, e che considerare uno piuttosto che un altro significherebbe non considerare la situazione nella sua pienezza, e quindi in modo non realistico.
Penso quindi che chiunque si sente solo (dico si sente perchè nessuno lo è realmente, poichè Dio è il Padre di tutti e Gesù è venuto a salvare tutti noi) debba la sua situazione sia ad alcuni atteggiamenti delle altre persone che lo hanno scoraggiato ad aprirsi (pensiamo a chi come me ha subito molte prese in giro) sia a scelte proprie, come la mia scelta di chiudermi con tutte le compagne di classe (avrei potuto scegliere di non parlare con quelle che mi prendevano in giro e invece di provare a fare amicizia con quelle con cui andavo più d'accordo), e infine anche ad alcune disposizioni del nostro carattere ( c'è chi è più timido per natura, questo non significa che sia timido con tutti e in ogni situazione, poichè il carattere non è qualcosa che ci fossilizza e ci rende sempre uguali, intendo semplicemente dire che alcuni di noi in alcune situazioni si sentono a disagio, mentre alcuni di noi nella stessa situazione non ci si sentono).
Per me è importante far capire alle persone che si sentono sole questo : che chi gli dice che la scelte della loro vita sono in mano a loro e che anche nella nostra società esistono molte persone che hanno dei valori, dice una cosa vera, e non lo dice perchè non capisce la loro solitudine, ma perchè, fortunatamente, in qualunque situazione abbiamo sempre un certo margine di scelta e quindi abbiamo sempre la possibilità di migliorare la nostra vita secondo le nostre possibilità.
Non posso negare che, secondo la mia esperienza personale, ho visto molti ragazzi e ragazze della mia età o con un'età simile alla mia essere più interessati al divertimento e a relazioni umane un pò superficiali (non lo dico per giudicare, ma perchè è la parola più chiara che mi viene per spiegarmi) che ad amicizie più profonde, a una vera relazione d'amore e a fare discorsi che vadano oltre il semplice scherzo e gli argomenti del più e del meno (i classici argomenti di cui si parla con le persone che non si conoscono per farci conoscenza o quando si è alla frutta in una conversazione, del tipo : non ci sono più le stagioni di una volta!), ma ho visto anche un numero di persone più ridotto, ma non certo piccolo, avere maggior cura per le proprie relazioni con gli altri.
Dico questo senza voler generalizzare a tutti i costi e dividere le persone in superficiali o profonde, poichè sarebbe una semplificazione troppo facile e soprattutto non realistica di noi esseri umani, che siamo molto più complessi, ma semplicemente per dire che, nella mia vita, ho avuto modo di vedere che ci sono anche persone con valori simili ai miei e con una visione dei rapporti umani simile alla mia.
Quindi il mio consiglio è di considerare sempre realisticamente la nostra situazione, senza trascurare le difficoltà che possiamo incontrare in un ambiente con molte persone che hanno valori diversi dai nostri, ma allo stesso tempo considerando anche le risorse che sono presenti nella nostra situazione (per esempio in una classe probabilmente la maggioranza dei ragazzi e ragazze non curano molto le loro relazioni con gli altri, e questo può metterci a disagio con loro, ma ci sono anche alcuni ragazzi e alcune ragazze che vivono le amicizie e l'amore dedicandocisi maggiormente, con più cura, ed è possibile fare amicizia con loro).
Grazie un milione a chi avrà letto questa mail lunga come la maratona di New York e il circuito di Spa-Francochamps!
Un abbraccio a tutti e auguroni per le vostre IMPORTANTISSIME, SPECIALI E UNICHE vite!
1 luglio 2007
Categoria: Solitudine
da Loris
Ciao. Ho già letto più volte le tue dediche e da quello che ho capito sei una persona profondamente religiosa. Condivido pienamente e sono contento che vi siano persone come te...
Se permetti però vorrei esprimerti cosa ne penso a riguardo.
Voi cattolici, secondo me, vivete in un mondo ideale che però purtroppo è frutto dell'immaginazione e nella realtà non esiste. Dire a una persona sola che pregare Dio può aiutarlo è una bastonata sulla schiena per quella povera persona perchè gli si da una speranza che invece non esiste.
Io ci sono passato, tempo fa credevo come credi tu ma poi ho guardato in faccia la realtà. Tutti gli amici o i conoscenti che non hanno mai avuto un po' di fede e si sono sempre comportati seguendo i loro interessi hanno fatto fortuna. Chi, come me, aveva degli ideali e credeva in certi principi è finito col prendersi un bel esaurimento. In questi casi Dio con chi sta?
Per quanto riguarda la società ti posso dire che, volere o no, è la causa della maggior parte delle persone sole. Sono sicuro che in società in cui prevalgono altri ideali e altri principi molte persone che qui stanno male si sentirebbere benissimo: Per fortuna il mondo non è solo l'italia, l'europa e l'america, ma purtroppo ci siamo dentro...
La realtà è che l'unico rimedio per le
persone depresse sono i farmaci. Più si viene a contatto con le persone e più si sta male.
In conclusione io penso che in questa vita per stare bene devi essere un bastar**o con tutti (parlo per esperienza, chi lo è stato con me vive da dio); purtroppo quelle persone che hanno dei forti principi non ce la fanno ad essere dei bastar**i e cadono in depressione. Questa è la nostra società. E Dio? Bè, stando ai fatti mi viene da pensare che stia dalla parte dei bastar**i come è logico pensare (la soluzione più semplice è spesso la più giusta).
Vorrei tanto augurarmi che non fosse tutto così brutto, ma ormai sono sempre più convinto del contrario.
Spero di non averti offeso, ma credo che uno scambio di idee sia giusto.
1 luglio 2007
da Monika
Waw c'è l'ho fatta a leggere...mi è piaciuta molto questa tua dedica, mi piace molto il tuo modo di aiutare, in parte, gli altri..Forse ti ricorderai di me..anche io scrissi più dediche sulla mia vita malinconia e tu mi rispondesti, avemmo un lungo confronto sulle diverse opinioni, che mi è servito forse a fare un po' di chiarezza..ma non a risolere il problema ! Concordo con te..consigli si ma fino a un certo punto ! La vita va vissuta sulla propria pelle..le esperienze ci devono far crescere...e se si sbaglia, pazienza, si ricomincia da capo, senza abbattersi..xchè non serve !
Il mix giusto di cui tu parlavi...credo che non sia possibile, o almeno lo è quando si supera il problema..non si puo essere cosi razionali quando ti senti piu piccolo e impotente che mai di fronte ad un mondo e ad un destino amaro da accettare e da comprendere...e forse questo lo sai meglio di me !
La razionalità viene dopo..col tempo. quando capisci di aver sorpassato quel periodo e capisci che forse avresti potuto accettarlo e viverlo meglio !
Ma la vita senza rimpianti non esiste...ed è molto generoso da parte tua indirizzare le persone verso la razionalità, visto che tu già ci sei passato.Ma credimi non è molto facile x noi "esseri ankora malinconici"...
Saluti Monika
1 luglio 2007
da ransie
In parte purtroppo mi ritrovo a condividere il pensiero di Loris, io nella mia vita ho avuto diverse esperienze religiose ma la verità è che tutte le persone credenti che ho conosciuto non mi hanno mai aiutato quando ne avevo profondamente bisogno, mi hanno profondamnete deluso anche perchè hanno sempre predicato bene ma nel momento dei fatti si sono comportate peggio di chi invece è ateo. Tuttavia ritengo che essere religiosi o meno non conti molto se dentro se stessi si hanno buoni principi, se si seguono senza essere ipocriti e soprattutto se si è realisti, allora forse si possono aiutare gli altri.
2 luglio 2007
da Federic
Ciao ragazzi, mi hanno fatto piacere le vostre risposte.
Ciao Loris. Prima di tutto, non penso che qualunque persona che ha dei valori abbia una vita triste e che chiunque non ne ha abbia una vita felice. La penso in questo modo : che chi non ha amore e rispetto per le persone (lo dico senza giudicare le persone in modo assoluto, visto che non credo esistano persone che fanno sempre del male e persone che fanno sempre del bene) non può essere felice, perchè la felicità dell'essere umano è nell'amare e nell'essere amato. La felicità dell'essere umano, infatti, non è data dal successo o dalla ricchezza o da cose così. Pensa per esempio a Diego Maradona, lui ha avuto una vita piena di successi sportivi, di popolarità, di ricchezza, eppure non è felice. Le ragazze consacrate del gruppo che frequento, pur vivendo una vita molto più povera semplice, sono felici e stando a contatto con loro noti subito la loro pace di cuore.
Quindi io non penso che chi ti ha fatto del male sia felice : credo che ti sembri felice perchè tu lo vedi dall'esterno e che solo apparentemente lo è, e non puoi sapere come davvero quella persona si sente nel cuore, e ti assicuro che non rispettare gli altri non genera felicità.
Riguardo le persone che hanno valori (parlo per semplificare, perchè come ho già detto prima non è possibile dividere le persone in buone o non buone), sicuramente trovano delle difficoltà se vogliono vivere mettendo in pratica quei valori (per esempio l'amore, l'amicizia sincera, la comprensione degli altri, per sintetizzare persone che mettono il valore della persona prima di ogni altra cosa, dei soldi, della fama e così via), ma questo non significa che non siano felici. Anzi, io ti dico : cosa, se non l'amore, può dare piena felicità all'essere umano? Io credo che la risposta sia : nient'altro che l'amore.
Tuttavia questi sono discorsi generali, se vogliamo parlare della tua vita avrei prima bisogno di conoscere meglio la tua storia.
Riguardo Dio, io conosco molte persone che, credendo in Lui, hanno trovato la felicità e la cui vita è iniziata a migliorare a vista d'occhio. Non direi che sia un'illusione, direi piuttosto che chi guarda la fede dall'esterno può pensare che sia un'illusione, ma chi la sperimenta realmente sa che non è un'illusione. In generale credo che la vera fede si riconosca da questo : dal fatto che dà gioia e che questa gioia è così grande che si ha il desiderio di condividerla con gli altri. Io credo che tu abbia vissuto la fede in modo più esteriore, senza viverla con gioia e con amore. Se tu avessi davvero creduto che Gesù ci ha amato così tanto da morire per i nostri peccati, non penso che ti saresti allontanato da Lui, penso che Lo avresti amato a tua volta e che questo scambio di amore ti avrebbe dato gioia e desiderio di condividere questa gioia e questo amore con altre persone. Penso che dovresti fare un nuovo tentativo riguardo la fede, con il desiderio sincero nel cuore di vedere se davvero Dio esiste, di scoprire la verità, di sperimentare, se esiste, l'amore di Dio per noi che si è mostrato al suo culmine nel morire sulla croce per noi. Ma devi essere davvero disposto, nel tuo cuore, a cercare la verità con tutte le tue forze. Se, nel fondo del tuo cuore, magari inconsapevolmente, tu preferisci mantenere la tua visione delle cose attuale e non sei disposto a metterla in gioco, allora ti dico in anticipo che non crederai, perchè non aprirai il tuo cuore a Dio e Lui ci rispetta così tanto da voler entrare nei nostri cuori solo se noi Glieli apriamo.
Ciao Monika, prima di tutto vorrei farti i complimenti perchè hai espresso un parere diverso con molto rispetto verso il mio parere, e questo aiuta molto il dialogo, l'ho davvero apprezzato.
E' possibile che in alcune cose che ho detto io sia stato troppo razionale, però ho una forte convinzione, e cioè che da una situazione difficile non si esca soltanto per il naturale corso dagli eventi, ma anche cambiando il proprio modo di pensare e di agire.
Capisco che sia difficile quando ci si sente giù, ma se siamo ottimisti solo quando ci sentiamo sereni e siamo pessimisti ogni volta che ci sentiamo giù, non riusciremo a costruire niente, perchè quello che di buono penseremo e faremo quando siamo sereni, lo rovineremo quando ci sentiremo giù.
Ho la forte sensazione di non riuscire con le mie parole la comprensione verso chi si sente giù, però credetemi lo capisco davvero bene, e parlo per esperienza diretta! Quello che dico lo dico per il vostro bene.
Il difficile di quando siamo tristi sta nel contrastare il nostro stato d'animo con la speranza, e questo richiede uno sforzo, ma è necessario!
Questo però è un discorso generale, e come sempre ci sarebbe bisogno di fare un discorso diverso per ogni singola persona, perchè ognuno di noi è unico.
Sappiate però che Dio vi ama tutti, ed ha un amore unico per ognuno di voi, e questa non è una favola perchè Gesù è morto realmente sulla croce per perdonare i nostri peccati!
Ciao Ransie, prima di tutto mi dispiace per le tue esperienze personali. Riguardo i credenti, la vera fede in Gesù si vede non dal dire di averne, ma dal comportarsi prendendo come esempio Gesù, cioè si vede dall'amore che si ha verso gli altri.
Credere in Gesù in ultima analisi significa questo : amare gli altri. Credo che il tuo discorso non fosse molto diverso dal mio. Riguardo la fede, ti do gli stessi consigli che ho dato a Loris.
Ciao!
2 luglio 2007
da Loris
Ciao Federic. Rispondo nuovamente alla tua replica perchè vorrei fare precisione su alcuni punti.
Innanzitutto condivido pienamente il fatto che tu non possa giudicare la mia storia e io la tua perchè non ci conosciamo. Inoltre ti do ragione sul fatto che si sono le vie di mezzo: persone che hanno fatto del male e poi si sono pentite, persone che appaiono felici invece non lo sono e molti altri casi "vie di mezzo".
Nonostante questo ti assicuro che, da numerose osservazioni e conoscenze approffondite, sono certo che tantissime persone che hanno sempre fatto i loro interessi e fregato il prossimo hanno vissuto o vivono tutt'ora un'esistenza meravigliosa, incuranti di ciò che hanno fatto per essere dove sono. Ti parlo per esperienza personale, ma anche perchè conosco tante persone che hanno vissuto la mia stessa situazione.
Giustamente tu dici che l'amore è la cosa più importsnte, e condivido pienamente. Ma quando mi riferisco alle persone felici che trionfano nonostante il danno fatto altrui mi riferisco proprio a persone che hanno preso in giro sentimentalmente gli altri (me compreso), eppure per loro l'amore, o meglio, il divertimento, trionfa: insomma, quello che per loro è fonte di gioia, loro lo ottengono. Penso che questo sia dovuto sia al fatto che i loro principi sono principi molto più semplici e facili di quelli di una persona seria, sia perchè hanno una specie di "benedizione" tale per cui tutto cioò che vogliono si realizza.
Ora, conseguentemente a queste verità assolute (perchè sperimentate), giungo nuovamente alla domanda: e Dio cosa fa in questi casi? Non voglio entrare in queste questioni ma si pensi ai poveri bambini che muoiono di fame e ai ricchi imprenditori che sprecano il denaro in ogni sorta di divertimenti e perversioni. Questi e mille altri casi ci possono portare tutti alla stessa domanda: Perchè?
Concludo dicendo che la tua gioia e quella di coloro che la pensano come te non è una soluzione al problema di cui ti ho parlato, o, meno ancora, la soluzione ai gravi problemi del mondo. Piuttosto è una visione ideale, ma tanto ideale quanto poco reralistica, di vedere la triste realtà in cui ci troviamo. La teoria senza applicazione serve poco: è utile quando funziona nella pratica.
Cordiali saluti.
2 luglio 2007
da Federic
Ciao Loris, lo spazio è poco, rispondo brevemente ai due punti del tuo discorso.
Riguardo persone che dici di essere sicuro che hanno l'amore pur non comportandosi in maniera da riceverlo : mi verrebbe da averte dei dubbi, e cioè da chiedere : ma ricevono vero amore? può darsi che sia un amore condizionato dal loro successo, dalla loro immagine. Mettiamo anche che sia vero amore : sono in grado di apprezzarlo, se non sanno amare? Non penso. Chiudo dicendo che non conosciamo il cuore delle altre persone, dunque come si sentono solo loro lo sanno, per cui fossi in te non ci penserei e avrei sicurezza sul fatto che il male, in ogni caso, non paga.
Il secondo punto è, se ho ben capito, perchè il dolore esiste se esiste Dio. Il dolore è un grande mistero. Quello che so è che Gesù, Dio stesso, ha sofferto per noi, morendo sulla croce, dunque non si può dire che sia un Dio estraneo al nostro dolore. Inoltre, se Dio permette il dolore, allo stesso tempo dà anche la forza e la grazia per affrontarlo. Io sono fortemente convinto che Dio è un Padre buono e chi ha fiducia in Lui non rimane deluso.
Ti abbraccio forte caro Loris.
3 luglio 2007
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