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da Marco
Parlare di solitudine può essere fuorviante. Nel mio caso è sicuramente riduttivo.
La solitudine può aver tante cause; può essere una condizione passeggera; può essere il frutto di circostanze esterne sfavorevoli.
Ma ci sono delle persone che vivono la solitudine come una condizione esistenziale. Come una situazione-limite. Come qualcosa che è iscritto nel loro codice genetico. Per queste persone la solitudine è una sorta di maledizione. Una triste abitudine e un destino ineluttabile. E il motivo è molto semplice: si sono sempre sentite diverse dagli altri. In questo caso più che di solitudine si dovrebbe parlare di disadattamento.
Forse la mia disgrazia è stata quella di essere un bambino precoce. Questo fatto ha creato subito una sfasatura fra me e i miei coetanei.
Ogni volta che entro in contatto coi miei "simili" (?)avverto una penosa sensazione di straniamento. E' come se parlassimo due linguaggi diversi. Io non capisco loro e loro non capiscono me. Le cose che fanno ridere loro spesso mi commuovono e mi fanno piangere. E le cose che commuovono loro mi sembrano ridicole, comiche o grottesche. Non abbiamo nessun interesse in comune. Il modo in cui vivono mi spaventa e mi fa orrore. Mi sembra di essere finito in un mondo di cloni che pensano le stesse cose, dicono le stesse cose e fanno tutti le stesse cose.
Avevo 14 anni e già avvertivo chiaramente la differenza fra me e loro. Loro andavano in discoteca e io odiavo le discoteche. Loro parlavano sempre di motorini e di automobili e a me non me ne poteva fregare di meno. Quando parlavano delle ragazze usavano un gergo astruso e del tutto incomprensibile (essere figo, cuccare, rimorchiare... ). Io le contemplavo estasiato; loro pensavano solo a farsi notare.
Sono passati molti anni ma niente è cambiato. Devo fare un enorme sforzo per adattarmi all'ambiente circostante. La cosa mi costa uno sforzo terribile ma è assolutamente indispensabile per lavorare e sopravvivere.
Se dovessi rinascere sceglierei sicuramente un altro pianeta.
21 febbraio 2010 - Firenze
Categoria: Solitudine
da Cristallo
Dico semplicemente...che vorrei trovare quella forza che hai trovato tu per andare avanti. non voglio dire altro.
Sei una splendida persona
un abbraccio
21 febbraio 2010 - Firenze
da Zeno
é come se tu mi avessi letto nel pesiero. Mi rispecchio pienamente nelle tue parole, non avresti potuto esprimerti meglio.. anche se l'ultima frase mi ha un pò ricordato "extraterrestre" di Finardi. ciao :)
21 febbraio 2010
da Kiki
Ti capisco pienamente. Anche per me è così. Ti auguro tanta fortuna. Non mollare mai. Prima o poi conoscerai qualcuno simile a te, e allora proverai la gioia più immensa. Non sei solo.
23 febbraio 2010 - Brescia
da Marco
Grazie a tutti voi per le vostre parole di conforto. Ero molto amareggiato per motivi che non sto a dire e pensavo di non scrivere più niente, ma voi mi avete fatto sentire meno solo. Il problema è che spesso, quando noi "diversi" ci incontriamo, uno dei due decide di aggredire l'altro senza alcun motivo. E allora, se nemmeno fra i propri simili è possibile comunicare e stabilire un rapporto di amicizia, io mi domando a che cosa ci possiamo ancora aggrappare. L'animo umano è troppo complicato. Spesso chi grida aiuto aggredisce senza alcun motivo il proprio soccorritore. Salvo poi tornare a lamentarsi perchè è solo...
Per quanto riguarda la canzone di Finardi, io l'ho sempre trovata magnifica. Curiosamente ho scritto il mio messaggio senza pensarci; ma sicuramente deve avermi influenzato a livello inconscio.
Lui pensa che il male di vivere ce lo portiamo dentro e che cambiare ambiente non ci servirebbe a niente. Io non ne sarei così sicuro ma la canzone resta straordinariamente bella e commovente.
23 febbraio 2010 - Firenze
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