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da Anonimo per Anonima
da Anonimo
Grazie davvero anche a te Altrabugiarda, perché in qualche modo confermi tante cose a cui avevo soltanto accennato...Anzitutto quel nesso causale che già dall'inizio avevo citato, cioè che il manipolatore o la manipolatrice lo è anche perché non sa, o almeno non intuisce, come relazionarsi in modo più positivo con la controparte...Infatti quando vediamo persone "normali" comportarsi così, oltre che str... li definiamo giustamente infantili e immaturi!
In questa dedica si fa della confusione, si tira in ballo acriticamente Hare che di fatto si occupa della "psicopatia" di chi, per usare forse un eufemismo, ha guai veri e anche non piccoli con la giustizia! Ovvio che l'argomento è ben più generale ecc., sono il primo ad ammetterlo, ma anche negli sfoghi si dovrebbe evitare di scadere nel ridicolo, soprattutto se dovuto a quella sorta di invidia che sembra trasparire anche in questa dedica! Altrimenti si chiude alla possibilità di capire più a fondo le questioni, e si diventa noi stessi str... e immaturi, nel precluderci quello che, con una buona dose di fortuna (perché davanti a quello che ad ogni apparenza è un manipolatore incallito non ci si può certo affidare imperterriti all'ottimismo e alla fiducia nel prossimo; le sue possibili motivazioni di fondo, più di ogni altra cosa, vanno sempre vagliate con prudenza e attenzione!), può essere, prima che un vero e proprio legame, un dialogo che se ben impostato potrebbe, chissà, anche diventare sincero.
Aggiungo comunque che proprio per questa sua incredibile varietà l'argomento è a dir poco affascinante, così come la discussione che ne sta scaturendo. Non ultima, quella paura di essere stati chiamati/e in causa noi stessi/e come psicopatici conclamati! Tanto comune e comprensibile, quanto, il più delle volte, immotivata...
29 maggio 2019
da Anonimo
Personalmente ho una bruttissima esperienza con gli psicologici.
Che saranno anche eruditi e molto scientifici..ma che di Umano ed emotivanente intelligente Non hanno nulla. Non riescono a capire se stessi...figuriamoci se riescono a cogliere la più semplice e naturale essenza dell essere umano.
Cercano solo complicazioni e tirano fuori nomi ed etichette altisonanti che ahimè nulla hanno a che vedere con il lato Umano. Esiste anche un cuore nelle persone.
Non solo un cervello.
Collegateli.
29 maggio 2019
da Anonimo
Solo per dare una risposta il più possibile breve all'autore, che non credo si possa negare. Anzitutto, anche se il DSM-V (che comunque è relativamente recente e deve essere ancora complessivamente "acquisito" dal grande pubblico) introduce dei cambiamenti rispetto alla vera e propria identificazione tra psicopatia e disturbo antisociale (che comunque c'era, ed esplicita, nell'edizione precedente DSM-IV!), lo fa in effetti trasformando la prima in "un sottotipo" possibile del secondo, che della prima presenta le "caratteristiche"... Come a dire, ai nostri fini cambia ben poco. Che poi i punti di vista al riguardo siano divergenti è senz'altro vero, ma non è affatto detto che ciò giustifichi il punto di vista che hai adottato nella dedica!
Sulla questione empatia, il termine theory-of-mind intendeva semplicemente indicare brevemente (in mancanza di termini egualmente immediati e comprensibili!) quel meccanismo causale, pur se attualmente solo ipotizzato, che, almeno a detta di molti studiosi, è prettamente _analogo_ tra empatia cognitiva e affettiva, cioè la _rappresentazione_ degli stati mentali altrui con un "linguaggio" (rectius: codifica) neurale che in sostanza li rende "comprensibili" nel cervello, un po' come se fossero i propri. Sicuramente avrai sentito parlare o magari letto qualche articolo divulgativo sui famosi "neuroni specchio", quindi non mi dilungo ulteriormente al riguardo. (Anche sulla mancanza di empatia nell'autismo del resto pare non manchi il dibattito, secondo alcuni sarebbe in realtà un'incapacità ad assumere "prospettive" di natura più complessa, da far risalire in ultima analisi alle altre peculiari caratteristiche di questo disturbo dello sviluppo psicologico.) Bastava dare un'occhiata a ciò che ho scritto nel secondo commento, e avere un minimo di familiarità con il _ben più ampio_ dibattito che gravita al momento attorno alle nozioni di theory-of-mind e dei vari tipi di empatia - al di là di possibili identificazioni, spesso se non superficiali, quantomeno di comodo - per rendersi conto a cosa si intendeva far riferimento! In generale, il fatto che tu ti concentri su questo aspetto, in fin dei conti, terminologico mi lascia perplesso, mi sembri poco interessato a valutare una prospettiva un po' diversa sull'argomento e più propenso a restartene sulle tue posizioni, rifugiandoti dietro tutta la naturale complessità della letteratura accademica sull'argomento (peraltro legata per sua natura ad un ben specifico contesto istituzionale, e certo di non facile accesso all'infuori di questo!). Se davvero hai vissuto una storia così complessa da non poter essere neanche raccontata per opera di una manipolatrice, con cui per giunta eri in una qualche relazione affettiva e per giunta innamorato, forse dovresti lasciarti tentare dalla prima possibilità!
29 maggio 2019
da Autore
Comunque, per chi se lo chiedesse, io questa ragazza non la sento da più di un anno, quindi non devo chiudere nulla (abbiamo già chiuso più di un anno fa), né tantomeno ricontattarla: sta con un altro da più di un anno, quindi se la contattassi ora che è fidanzata le mie intenzioni potrebbero essere fraintese; non che abbia davvero voglia di contattarla comunque, era solo per rispondere a quelli che mi consigliavano di farlo, il mio scopo era solo sfogarmi su questo sito e infatti lo sto facendo. Ho scritto questa dedica perché il segno della brutta esperienza avuta con lei (che mi esimo dal descrivere) mi è rimasto, e parlarne su un sito anonimo mi è sembrato un palliativo abbastanza catartico. Vorrei comunque rispondere all’anonima che ha detto che i bugiardi patologici provano sempre disagio nei momenti di consapevolezza. Non credo sia sempre vero. Tutto dipende dall’eventualità che i suoi comportamenti siano egodistonici o egosintonici. Se sono egosintonici, per definizione, non prova alcun disagio per quello che lei è. E i tratti psicopatici sono tendenzialmente egosintonici; per questo molti sostengono che gli psicopatici (persone con alti tratti psicopatici, NdA) non possano cambiare o essere “curati”, in quanto il loro modo di vivere non provoca loro disagio interiore e pertanto non hanno alcun incentivo serio a cambiare. E la cosa brutta è che non li si può nemmeno condannare più di tanto. Vari studi (ovviamente seri, di riviste con alto IF) hanno riscontrato nelle persone con alti tratti psicopatici una struttura cerebrale tendenzialmente diversa da quella dei gruppi di controllo non psicopatici (ad esempio un’amigdala più piccola o meno attiva, oppure una minore attivazione di alcune aree della corteccia prefrontale). Per questo sono convinto che parlarle e metterla davanti all’orrore che mi ha causato (e, fidatevi, non si tratta di qualche banale rifiuto) non servirebbe a nulla, per questioni strutturali, genetiche, forse anche legate alla forte esposizione agli ormoni prenatali, e quindi difficilmente modificabili. Lasciamo perdere i banali stereotipi da qualcuno qui elencati, come “un atteggiamento tipicamente italiano” e cerchiamo di parlare seriamente e in modo più rigoroso. Le caratteristiche culturali c’entrano molto poco. Vivo in Italia da sempre e ho avuto a che fare con amici/ragazze italiani/e da una vita e, al di là dei pregi e difetti di questa cultura che ci possono influenzare o meno in una qualche misura, di persone come lei ne ho conosciute poche per fortuna. Se poi alcuni di voi sono fissati con gli stereotipi (e a occhio mi sembra una scusa per gettare fango ai propri connazionali a caso o per moda) vi do un dato non irrilevante: la percentuale di psicopatici nelle carceri statunitensi è significativamente più elevata di quella nelle carceri dei paesi europei. Ovviamente nel contesto di questa dedica si sta parlando di persone dagli alti tratti psicopatici non criminali (non certo di qualche pazzo alla Ted Bundy), ma ho citato questo dato solo per smontare i soliti e banali stereotipi che impediscono di analizzare seriamente certe situazioni. Concentriamoci dunque sulle cose serie se vogliamo discuterne.
30 maggio 2019
da Maria
Stai scrivendo su un sito anonimo dove tu lasci un parere, gli altri possono lasciare la loro opinione
Quindi o scrivi tutto nel dettaglio e chi legge può capire oppure ti limiti a scrivere giudizi a mio parere orribili anche solo da leggere perché perché dio non sei tu, e ti prendi le risposte di conseguenza
Libero di non entrare nel dettaglio, libera di pensare che tu sia un senza palle
30 maggio 2019
da Anonimo
Chi ha reali disagi psichici soffre eccome, non si spiegherebbe l'alta incidenza di suicidi in ambito psichiatrico. Vero è che la loro negatività si espande a macchia di olio se non arginata e contamina le persone vicine. Poi trattare a parole casi complessi è un'impresa! Pensa che un percorso psicoanalitico può durare anche anni e il paziente si vede, si ascolta, si analizza..non basta leggere libri, conoscere teorie, ogni individuo ha una storia a sé, un passato, dei traumi rimossi, paure mai confessate..come si fa qui a mettere delle etichette? Mi sembra assurdo.prendiamo il tuo sfogo con tutto il rispetto al pari degli altri, forse più interessante per chi si sente in qualche modo coinvolto...Alla fine le opzioni sono due.o parliamo di una comune donnetta intrigante e capricciosa, più furbetta a darla da bere o davvero parliamo di una donna "malata". Nella seconda ipotesi ti rimando sopra, nella prima mi risparmio di commentare. Auguri!
30 maggio 2019
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