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da Cancro

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da Lia

x anonimo e ghost

Non potete assolutamente scrivere che i miei discorsi del "datti una svegliata" sono gli stessi fatti da tante persone che sottovalutano il problema.

Non potete farlo perchè non mi permetterei mai di toccare un argomento e di dare consigli riguardo a qualcosa che mi è estranea.

Se lo faccio è perchè anch'io ho attraversato la stessa fase di disagio e sofferenza di chi scrive in queste pagine, nel mio caso cadendo nell'autodistruzione.

Ho passato anni ad autocommiserarmi, ho passato giorni e giorni a piangere pensando che il modo ce l'avesse con me. Sono stata male anche fisicamente.. ho vissuto questa situazione quasi come una malattia.. quindi non scrivetemi che non posso capire.

Ho conosciuto la mia migliore amica a 22 anni, prima non sapevo cosa fosse la vera amicizia. L'ho coltivata piano piano. Ho iniziato a fidarmi di qualcuno, ma soprattutto ho imparato prima ad ascoltare, piuttosto che a sfogare i miei tormenti e miei lamenti e basta.

Ho trovato l'amore a quasi 24 anni, da un giorno all'altro, non capivo cosa stesse accadendo nella mia vita, non riuscivo a capire come qualcuno potesse amarmi perchè io, per prima, non amavo me stessa. Non riuscivo a capire cosa di me potesse colpire, perchè io, per prima, non mi reputavo nulla di speciale.

Se oggi sto quasi bene, e comincio ad andare d'accordo, prima di tutto, con la mia persona, se mi sto liberando da quella tendenza all'autodistruzione che ha caratterizzato non solo la mia adolescenza, ma anche gli anni a seguire, è solo perchè
mi sono "buttata", mi sono data una "svegliata".

Oggi la strada è ancora in salita, perchè non si può sperare di risolvere tutto dall'oggi al domani, l'importante però è iniziare.

Cosa credete, che non sappia cosa significhi vivere in una prigione creata da noi stessi?

Ho fatto di tutto per stare tra la gente, anche se mi sentivo un pesce fuor d'acqua, anche se mi sentivo sempre fuori posto tra i ragazzi della mia età.

Stare con gli altri non significa uniformarsi, non significa necessariamente omologarsi, come scriveva il caro cancro.

Significa conoscere, capire che dietro ogni persona, anche quella che sembra più superficiale o antipatica, c'è un piccolo mondo da scoprire. Ognuno può darci qualcosa ma soprattutto noi possiamo dare qualcosa agli altri.

Ho provato a fare l'educatrice per bambini, pur non avendone alcuna capacità, ho giocato con loro, li ho aiutati a fare i compiti, ho cominciato a sentirmi un po' viva.

Ho iniziato a salutare anche le persone che credevo mi reputassero antipatica. All'università ho iniziato a chiedere aiuto quando avevo un problema, cosa mai fatta, forse per orgoglio, forse per timore di non essere presa in considerazione.

Sono partita in viaggio da sola perchè una volta arrivata dovevo autoimpormi di parlare con gli altri, dovevo necessariamente vincere la timidezza per chiedere un'informazione.

Ho iniziato a telefonare io, ho iniziato ad accettare gli inviti che mi facevano. Anche se poi me ne stavo lì zitta senza nulla da dire. Piano piano ho inziato anch'io a far conoscere la mia persona al di là dell'apparenza fredda e distaccata che ho sempre mostrato.

Ho quasi fatto violenza su me stessa, perchè solo chi soffre tanto la timidezza può capire cosa significhi buttarsi nella mischia, alla fine ne è valsa la pena.

E questo sapete perchè?

Perchè c'è stato qualcuno che in modo brutale e spietato mi ha detto che stavo buttando e sprecando la mia vita.

Perchè c'è stato qualcun altro che mi ha detto che era inutile studiare così tanto e ottenere buoni risultati perchè con questo atteggiaemnto non sarei comunque arrivata da nessuna parte.

Perchè ho conosciuto ragazzi malati che non avranno mai un futuro ma che continuano a studiare, a coltivare le loro passioni, i loro interessi, a vivere ogni attimo come se niente fosse.

Quindi non ditemi che non possso capire, al contrario posso capire più di chiunque venga a rispondere : "quando meno te lo aspetti la vità cambierà".

E' vero che cambia.. ma bisogna volerlo e perseverare.

Vi abbraccio e auguro una buona vita anche a voi.

27 maggio 2007

da cr.

Lia sono pienamente d'accordo con te. Non aggiungo altro perchè sarebbe superfluo... dico solo che il vittimismo (non consapevole, sicuramente) non porta da nessuna parte.
Siamo noi che dobbiamo reagire... il mondo non è stato costruito con lo scopo di sbranarci... noi dobbiamo coglierne le opportunità, noi dobbiamo aprirci.
E c'è bisogno di qualche risposta "brutale" e diretta... sono con te.

27 maggio 2007

da ghost

Appunto, il discorso di Lia è il discorso che fa chiunque. Penso che troverebbe milioni di persone che le darebbero retta. Ma io purtroppo penso con la mia testa. Credo che spesso non si possa parlare di vittimismo, ma di persone che sono VERAMENTE vittime e parlano con realismo. Il mondo non è pronto a sbranare nessuno, il mondo non è ostile a nessuno, questo è vero. Ma il mondo spesso non è giusto. E' giusto che ci siano persone che si suicidino nelle scuole a causa del bullismo e dell'emarginazione? Non credo proprio. Le persone spesso non aiutano chi è in difficoltà. Alcuni si trovano davvero a non avere un modo di farsi amicizie. Questo è quello che VOI non volete capire. E' OVVIO che tutti i solitari dovrebbero cercare di cambiare queste cose, ma penso anche che essi lo sappiano già da soli. Se non lo fanno è solo perchè il mondo (non ostile, ma indifferente) non glielo consente; quindi tanto vale non farle 'ste prediche, perchè la persona non ha comunque un modo di farsi amicizie. Ma anche se fosse come dite voi, che sono loro a voler rimanere soli, tanto vale non farle lo stesso 'ste prediche, perchè se hanno scelto di rimanere soli è perchè così ci stanno bene. Se non credete a queste due ipotesi, dovete per forza ammettere che viviamo in una favola in cui tutti aspettano le persone sole e la loro amicizia; mentre delle persone colpevoli e chiuse vogliono rimanere sole perchè sono masochiste e stare male gli piace. E poi pure a lamentarsi 'sti qua, guarda un po'! Vogliono rimanere da soli e si lamentano pure! Eppure io vedo milioni di anziani soli o abbandonati negli ospizi, tanto per fare un esempio; è un mio errore pensare che c'è qualcosa che non va se vedo anziani che vengono abbandonati persino dai figli? Forse dovrei riuscire capire che questi anziani dovrebbero darsi una svegliata e aprirsi.

28 maggio 2007 - Roma

da Lia

Cosa c'entrano il bullismo e l'emarginazione?

Qui non ho mai letto di persone che hanno
subito soprusi. Ma solo ragazzi di neanche 20 anni che soffrono perchè non hanno il fidanzato o tanti amici con cui uscire il sabato.
Quindi non esasperare il discorso.

E la tua tagliente battuta sugli anziani?
Non fa nè ridere nè piangere.

Un anziano, soprattutto se abbandonato dalla sua famiglia, non ha più le forze e le energie per darsi una svegliata.

Quella è la vera solitudine.

Quella delle famiglie che lasciano morire i loro cari da soli è la vera indifferenza.

Il tuo paragone, quindi, non fila per niente, ma visto che cerchi in tutti i modi di giustificare chi si lamenta e si autocommisera senza un reale motivo, ormai fai pure.

Ciao. Ti auguro Buona vita

29 maggio 2007

da ghost

Per Lia: Qui abbiamo letto di una persona che si lamenta di essere sola, ma non sappiamo perchè o chi sia. Sei stata tu, per prima, a dare dei giudizi senza conoscerla. Non tutti hanno la possibilità di darsi una svegliata e tu non sapevi neppure con chi avevi a che fare. Forse il nostro amico è un anziano, chi lo sa? Non lo ha specificato. Io ho affrontato il discorso della solitudine in senso generale. Spesso essa è causata anche da bullismo o emarginazione, quindi ho giustamente parlato anche di questo. Comunque come tu stessa dici un anziano non ha la possibilità di darsi una svegliata a causa delle sue condizioni materiali. Quello che volevo farti capire è che molti ragazzi si trovano in situazioni del genere e io ne ho conosciuti. Questo è quello che mi pare la gente non capisca quando fa questi discorsi, questo volevo sottolineare, su questo volevo far riflettere. Il mio paragone fila perfettamente, perchè se come me hai conosciuto personalmente ragazzi che venivano umiliati a scuola e a cui veniva IMPEDITO di farsi delle amicizie, se come me hai incontrato ragazzi che davvero non sapevano da dove partire per farsi una vita sociale, che alla fine sono stati anche considerati "mezzi pazzi" e buttati negli ospedali psichiatrici...Allora capiresti cosa intendo. Ho letto che anche tu hai passato momenti di solitudine e sei stata fortunata, ma c'è chi non ha avuto la tua stessa fortuna. Perchè parlo di fortuna? Perchè delle persone, al contrario di te, non hanno neppure avuto la possibilità di darsi una svegliata, di far dipendere la propria sorte dalle proprie azioni; questa è una possibilità e una fortuna che TU hai avuto. Ma che non hanno tutti.

29 maggio 2007 - Roma

da cr.

Ghost, dici che non vogliamo capire, ma tu forse fraintendi quello che voglio dire.
Se tornassi indietro di 2 anni scriverei le cose che dite voi. Le stesse identiche cose.
Pure io ero "emarginata" e sola. E vedevo e pensavo come voi. Quello che volevo dire (magari spiegandomi male), e che questo situazione potrebbe cambiare: con un colpo del destino (se ci credi) o della casualità unito al "coraggio di cambiare", la svolta.
Io, e credimi se te lo dico, ho conosciuto la solitudine, e so il male che lascia dentro.
E sono stata anche fortunata ad aver avuto la possibilità di cambiare, non lo nego.
Quello che desiderei che voi e tu capiste, è che non vi giudico negativamente per l'atteggiamento che avete. So che è l'unico possibile in determinate situazioni... e il vittimismo (non prenderlo come un giudizio!) è totalmente normale.
Io vi sprono solo ad avere un minimo di fiducia. A lasciare aperto uno spiraglio per concedere a qualcuno/qualcosa di entrare. E vi sprono anche ad avere il coraggio di cambiare la vostra vita.
E' difficile abbandonare "la sicurezza" a cui ormai la solitudine vi ha abituato... si sa, l'ignoto fa paura.
Voglio solo portare la mia esperienza e dire che un giorno le cose cambieranno. Un giorno incontrerete la persona che vi starà ad ascoltare. Un giorno un lavoro diverso vi riporterà "in vita"...
Non so ancora se e quanto definirmi credente in Dio, quindi non sto parlando di fede religiosa.
E' nell'ordine naturale degli eventi che qualcosa cambi prima o poi.
Ti dico solo di non prendere queste parole come parole dette da un'invasata.
Proprio perchè ci sono passata anche io so cosa si prova.
Prendi queste parole per quello che sono. Una testimonianza di una che ne è quasi uscita. E che ti dice che prima o poi capiterà anche a te/voi!
Ciao..

29 maggio 2007

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